Talvolta nei vari social o in alcuni forum e blog mi è capitato di leggere commenti non proprio piacevoli su chi posta fotografie di qualunque tipo "spacciandosi" per fotografo. Ovviamente chi critica non si riferisce ai selfie che anche lui pratica regolarmente (come se l'autoritratto non fosse fotografia). L'invettiva che viene mossa a queste persone (perchè non bisogna dimenticarselo che sono persone) è che la fotografia è arte e quindi va lasciata a chi è di talento. Al vero artista con il bollino. Per giustificare questa posizione vengono ovviamente scomodati e portati ad esempio fotografi famosi come Bresson, Capa, Winograd, Friedlander e potrei andare avanti per parecchie righe. Infatti è opinione di chi critica aspramente che questi eccezionali fotografi siano nati sapendo fotografare in maniera eccelsa essendo già insito in loro il senso del bello e dell'arte. Chi dice questo è ovviamente poco informato e poco ha sfogliato i loro lavori, letto le loro biografie e le interviste, perchè altrimenti saprebbe che anche loro hanno avuto un percorso fatto di successi, errori, tentativi e scelte, preparazione e fortuna. Sono persone anche loro. Un esempio facile. Hai mai letto il libro "La scelta della foto", edito da Contrasto per MAGNUM? Un librone enorme. Un bellissimo documento storico che si sfoza di illustrare il percorso di scelta della foto da una sequenza di scatti. I fotografi vanno da Henri Cartier-Bresson a Capa, per arrivare sino a Thomas Hoepker. Come si vede gli scatti di una stessa scena sono numerosi e solo uno o due hanno la forza dell'immagine decisiva come diceva Bresson. "Estrarre una buona fotografia da un foglio di provini è come scendere in cantina e prendere una buona bottiglia da condividere". Henri Cartier-Bresson Ad ogni scatto non corrisponde un'opera d'arte. Ma soprattutto non era questo il fine di questi fotografi molti dei quali erano fotografi di guerra. La fotografia è prima di tutto espressione di qualcosa che abbiamo dentro, del nostro modo di vedere le cose. E' curiosità del mondo. Non è facile per tutti riuscire a manifestarlo al primo colpo. Ci vuole esercizio, costanza, introspezione. Tutti abbiamo il diritto di espirmerci....anche chi critica. Però la critica non sarà mai arte. Best. Pier Luigi Per moltissimi risulta difficile fotografare degli sconosciuti per strada, soprattutto da vicino senza l'uso di uno zoom.
Non sono un'eccezione. Anche per me lo è stato e talvolta lo è ancora. Qui non sono molto vicino. Mi ci sono abituato un po' per volta. All'inizio usavo un zoom, un Nikkor 70-210 montato prima su una Olympus E3, poi su una E5. Talvolta usavo un 50mm ma dovevo avvicinarmi di più e spesso scattavo di nascosto, camminando, con il risultato che poche foto venivano bene e molti scatti belli me li perdevo. Poi quella che per me è stata una piccola svolta: lo smartphone, con un app che mi permetteva di scattare con il telefono in tasca, della camicia o dei jeans, con la lente della camera fuori. Semplicemente scattavo da posizione stabile e ravvicinata con un intervallo di tempo stabilito, ad esempio ogni minuto. Così facendo avevo il tempo di posizionarmi. L'app in questione è Automate e il flow (si chiamano così le varie routine disponibili e modificabili) "Time lapse capture". Il numero degli scatti buoni è aumentato, mi ha dato fiducia e ho presto gusto a fotografare le persone sconosciute. Se ti va provala, anche se non se un fotografo e hai solo lo smartphone, può essere simpatico ancdare a veder cosa hai fotografato a tua insaputa. Da quel momento è stato più facile. Ho comprato una Fuji x100s usata e ho cominciato a tenerla sempre in mano. In treno, in autobus, a piedi, al supermercato. In bici ci devo ancora provare. Qualcuno lo fa. Appena recupero il suo nome ve lo racconto qui. Abbiate coraggio. Best. Pier Luigi |
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Novembre 2021
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